Il 2010 è stato a livello mondiale uno dei peggiori degli ultimi tempi, iniziato con una gravosa crisi planetaria che ha messo in ginocchio numerose aziende. Ma dal momento in cui la crisi è iniziata, vi è stato un crescendo di smentite e annunci di fine crisi da riempire le prime pagine dei giornali per tutto l’anno.
Ora io all’epoca non ci credetti per nulla immaginando che la cosa venisse detta solo per evitare che la gente ritirasse del tutto i soldi dalle banche, ma lasciavo comunque il beneficio del dubbio e mettevo in conto il fatto che potevo sbagliarmi.
Però dopo mesi che la notizia giornaliera era sempre “la crisi è finita” cominciava a diventare evidente l’apoteosi della farsa. Quando probabilmente se ne resero conto pure loro preferirono non parlarne proprio facendo finta che non esistesse.
Il problema è che la crisi non è mai finita e non abbiamo bisogno che ce lo dicono i notiziari. Ogni giorno numerosi posti di lavoro vanno in fumo, aziende falliscono e chi ha un lavoro o comunque una rendita, a fine mese si trova senza soldi in tasca se gli va bene, altrimenti deve attingere dai risparmi.
La crisi che stiamo vivendo ora è la stessa di quella del ‘29 e di quelle che sono venute dopo. In passato non si è risolto il problema ma semplicemente arginato con delle misure tampone che hanno coperto i buchi.
Si potrebbe pensare che visto che in passato ha funzionato allora potrà funzionare anche adesso ma purtroppo non è così, ed è la prova il fatto che ogni volta il periodo di tranquillità dura sempre meno e siamo arrivati al punto che la misura tampone ha ritardato l’inevitabile solo di un anno al massimo.
Perché non funziona ciò che ha funzionato in passato? I motivi sono diversi, ma tutti riassumibili nel fatto che adesso siamo in un contesto diverso rispetto al passato.
Motivo principale è sicuramente la popolazione mondiale, negli anni ‘20 la popolazione mondiale ammontava a circa 2 miliardi, adesso abbiamo raggiunto quasi i 7 miliardi, cioè più del triplo rispetto a quell’epoca, quindi le risorse consumate sono notevolmente aumentate.
A questo c’è da aggiungere che adesso si sono svegliati due grandi macchine della produzione: la Cina e l’India. Queste consumano risorse in maniera vertiginosa e inoltre stanno percorrendo una rivoluzione industriale che è del tutto simile a quella che l’occidente ha già percorso.
Quando mi si strappano i pantaloni, e vi si crea un bel buco, io posso metterci una pezza o ricucirli e potrò farli durare un altro po’, ma questa riparazione ha indebolito la stoffa attorno alla cucitura rendendo i pantaloni nel complesso più deboli.
Inoltre non ho risolto i problemi che hanno creato il buco (striscio spesso a terra, cattive abitudini nel camminare ecc. ecc.). Di conseguenza alla lunga si strapperanno di nuovo e la prossima riparazione non mi garantirà una durata uguale alla precedente. L’unica cosa quindi che posso fare è comprarmi un paio nuovo.
Riportato il medesimo discorso all’economia ci rendiamo conto che il sistema capitalistico è ormai giunto al capolinea. Ha fallito, come ha fallito il comunismo, con l’unica differenza che il capitalismo è durato di più.
Ha fatto danni ingenti all’ambiente e continua a farne, ci ha resi adoratori del dio denaro e adesso non funziona più. E’ ormai vecchio, logoro e di pezze ne ha avute tante.
Il capitalismo ci ha portato: un consumismo in cui cambiamo cellulare una volta al mese per seguire la moda, una globalizzazione che sposta i capitali per favorire la schiavitù in zone del mondo in cui i diritti umani sono inesistenti lasciando senza lavoro quelli che dovrebbero comprare i prodotti finiti.
E’ ora di cambiare pantaloni, cioè è ora di cambiare metodo economico, ma ancora di più modo di vivere, perché continuando così c’è solo l’oblio.
Ma so però che non lo faremo, perché l’uomo è fatto così, non si cura di ciò che gli succede attorno fin quando non si trova coinvolto ed è troppo tardi.
Purtroppo è tutto vero, mah, vediamo come finirà!
RispondiEliminaComunque ora devo andare...vado a comprare un paio di cellulari!
:-)))