In un periodo in cui i miei post latitano ho voluto comunque cercare di ritagliare un po’ di tempo per parlare di un’altra mia esperienza con la cucina giapponese.
Per chi ha finora seguito il mio blog saprà che qualche tempo fa avevo parlato della mia esperienza in un ristorante giapponese a Catania (per chi non ha letto o vuole rinfrescarsi la memoria clicchi qui), in quell’occasione dissi che avrei comunque provato in un altro ristorante per vedere se si riuscisse ad avere un esperienza migliore.
Quindi mi sono organizzato di nuovo col mio solito amico e armato di buona volontà (e con buona scorta di contanti per non finire a lavare i piatti) ci siamo recati all’Oxidiana, un nome non molto giapponese ma che non mi ha scoraggiato dal provare.
I punti negativi della scorsa esperienza furono prezzi e ambiente. Vediamo come è andata questa volta.
Posso subito anticipare che questi due aspetti non sono migliorati di molto ma probabilmente grazie al fatto che le mie aspettatitive non erano molto alte alla fine non posso lamentarmi.
Arrivati sul posto siamo stati accolti da un ponte per la ristrutturazione così comuni a Catania da non farci manco caso (non ho mai capito perché ci sono sempre lavori in corso e alla fine Catania sembra comunque un disastro).
Entrati dentro però l’atmosfera è risultata più gradevole, un piccolo posto con dei divanetti sistemati sulle pareti e tovaglie di stoffa (eh sì un bel miglioramento da questo punto di vista rispetto al Moroboshi). L’ambiente non era certo paragonabile a quello di un locale in stile tradizionale giapponese, però si vede uno sforzo nel tentare almeno di avvicinarcisi.
Una cosa che ho gradito molto è vedere che il menù presentava il nome scritto sia in italiano che in giapponese il che non poteva che non alimentare la mia voglia nel tentare di leggere tutti i kanji presenti.
Ma passiamo adesso a descrivere i piatti nel dettaglio.
I piatti sono stati serviti quasi contemporaneamente e sono riuscito stavolta a frenarmi nel mangiarli prima di fotografarli (almeno in parte).
Questo è il misto Oxidiana che come potete vedere è abbondante. Comincio a pensare di adorare la salsa di soia visto che senza di essa non riuscirei a mangiare. Purtroppo il wasabi era finito e quindi alla salsa non ho potuto aggiungere quel piccante che tanto adoro.
Questo bel piatto dall’aspetto invitante nel menù era riportato col nome di たこチリ造り (taco chirizukuri). Non è altro che del sashimi a base di polipo, oltre che l’aspetto anche il sapore non era per niente male.
Come al solito il mio amico ha un certo intuito per prendere i piatti più complessi e enormi. Da buon giapponese (che non è) saluta il 海鮮焼きそば (kaisen yakisoba), cioè uno yakisoba di pesce e verdure. Una quantità enorme per uno stomaco enorme.
Io invece ho voluto prendere qualcosa di più semplice che ho visto un sacco di volte in anime e film ma non ho mai provato: il カレーライス (karee raisu), per dirla all’italiana, il riso al curry. Sono rimasto un po’ spiazzato quando ho visto la ciotola ma quando si ha fame alla fine ci si ingegna sempre. Buono davvero, se ne avrò occasione lo rimangerò.
Infine abbiamo chiuso la serata con un buon 酒 (sake) caldo, il liquore ricavato dal riso fermentato. E’ la seconda volta che lo provo e non lo ricordavo così buono, il bicchiere mi è piaciuto così tanto che mi era venuta la voglia di portarmelo a casa.
Come avevo già accennato all’inizio non posso dire che l’Oxidiana soddisfa in pieno la mia voglia giapponese e inoltre i prezzi risultano ancora non molto abbordabili.
Ma tutto sommato, anche se i prezzi sono risultati più o meno simili, grazie al fatto che le porzioni sono risultate più abbondanti alla fine prendendo meno cose abbiamo mangiato di più e abbiamo pagato anche qualcosina in meno.
Per chi deciderà di provarlo, consiglio di andarci in tanti in modo da prendere molte cose diverse e poter gustare un po’ di tutto.
L’ambiente è risultato più accogliente, e se l’altro aveva l’aria da fastfood, questa volta abbiamo davanti un vero e proprio ristorante con un menù molto più assortito e con piatti più buoni.
Il vedere che a lavorare nel ristorante c’erano anche gente dagli occhi a mandorla, e non solo italiani, ha aiutato molto a migliorare l’ambiente, vista la mia timidezza alla fine non ho potuto approfondire se erano giapponesi o cinesi, ma da alcune fonti esterne ho avuto la conferma che il cuoco è un giapponese.
In definitiva penso che se vogliate provare un esperienza di cucina giapponese a Catania e siete indecisi se scegliere tra l’Oxidiana e il Moroboshi, vi consiglio di proiettarvi sicuramente sul primo. So che a Catania ci sono altri ristoranti giapponesi che non ho provato, ma penso sia difficile trovare meglio dell’Oxidiana.
Chiudiamo con alcune immagini di repertorio offerte dal mio caro amico, con inclusa una sorpresina che consiglio agli stomaci forti. Scusatemi ma so di essere un pessimo fotografo.
Paura!!!! Quanto mangia l'amico!!!
RispondiEliminaChe buono!Io faccio spesso gli involtini di riso a casa...perchè piacciono a tutti in famiglia e trovo la cucina giapponese molto interessante.
RispondiEliminaPer quanto riguarda la scrittura come meditazione credo si tratti del Shodo. Ti allego il link ad un blog che ne parla
http://www.orienteacquaviva.it/shodo-scuola-di-calligrafia-giapponese-2/
Buona settimana.
Lo shodo è l'arte della scrittura giapponese in generale, (書道 scrittura + via, quindi via della scrittura). Credo per la meditazione è necessaria qualche cosa aggiunta allo shodo.
RispondiEliminaComunque grazie dell'indirizzo, andrò a darci un'occhiata.