sabato 5 febbraio 2011

Kana: Storia e usi

Shodou, arte della scrittura

Quando parliamo di kana intendiamo sia gli 平仮名(hiragana) che 片仮名(katakana), cioè i due metodi di scrittura fonetici della scrittura giapponese.

In passato ho già parlato di questi due alfabeti consigliando a chi volesse iniziare lo studio della lingua giapponese di iniziare proprio da essi (vedi qui).

Questa volta invece vorrei parlare un po’ della storia e de modo in cui sono nati, ma anche dove e come vengono usati in modo magari da capire quanto essi siano importanti nella scrittura moderna del giapponese.

Storia

Come già accennato precedentemente la scrittura giapponese nasce da quella cinese, cosa che ha provocato diversi problemi nell’applicarla nella lingua giapponese, essendo essa differente da quella cinese (andare qui per approfondimenti).

I primi che hanno avuto necessità nel modificare i kanji e renderli più semplici sono stati i monaci buddisti giapponesi per aiutarsi nella lettura delle sacre scritture cinesi.

Infatti essi avevano bisogno di creare delle annotazioni durante la lettura (di pronuncia o di significato) ed essendo il sistema dei kanji troppo complesso e di non rapida scrittura per la lingua giapponese, crearono un sistema fonetico semplificando alcuni kanji, dando vita così al primo sistema fonetico di scrittura giapponese: il katakana.

Kanji di origine di ogni singolo katakana

Più tardi, nell’epoca Heian, le nobildonne non avendo il permesso ad accedere allo studio della letteratura e della scrittura cinese, ma volendo anche loro scrivere delle poesie sperimentarono un sistema di scrittura chiamato heian kana da cui poi deriverà l’attuale hiragana.

Kanji di origine di ogni singolo hiragana

Quest’ultimo essendosi sviluppato tra le donne risulta avere in effetti un modo di scrittura molto più dolce e fluido, che possiamo semplicemente riassumere in un’unica espressione: più femminile.

Infatti chi ha un occhio più attento potrà notare la differenza in termini di scrittura tra la scrittura in kanji e quella in hiragana, quest’ultimi nonostante derivano dai primi hanno delle linee più dolci mentre i katakana sembrano tenere maggiormente il loro legame con i loro padri.

Per maggiori approfondimenti in proposito consiglio di dare un’occhiata a questa pagina in cui la storia è descritta in maniera più approfondita (soprattutto per il passaggio dagli hein kana agli hiragana).

Uso

Come da tradizione giapponese, nel momento in cui si sono trovati davanti ai due sistemi di scrittura e hanno cercato di decidere  quale usare e quale mettere da parte, la scelta non poteva che non ricadere su entrambi.

Eccoci quindi ad avere due alfabeti fonetici biunivoci (cioè a un elemento dell’hiragana corrisponde un elemento del katakana e viceversa) ma che comunque nel corso degli anni si sono specializzati negli usi dando così un motivo sull’utilizzo di entrambi.

Dove si usa l’hiragana (平仮名):

  • Per indicare la pronuncia kun (訓) dei kanji cioè quella giapponese. Quest’uso riguarda quando si indicano tutte le possibili pronunce per un kanji e non nelle parole.
  • Per usarla come furigana (振り仮名) nei testi per bambini o per pronunce di kanji di raro uso o in generale per kanji non appartenente alle liste ufficiali (vedi qui per capire cosa sono i furigana e come vengono usati).
  • Per scrivere la parte variabile dei verbi e degli aggettivi, cioè la parte che indica il tempo, il modo e altre caratteristiche della lingua giapponese (送り仮名 okurigana).
  • Per scrivere parole di cui non si conosce il kanji o per parole di cui il kanji ormai è caduto in disuso o raramente usato.

Dove si usa il katakana (片仮名):

  • Per scrivere parole di origine straniera (come ad esempio quelle inglesi o italiane) che non siano di origine cinese (per cui spesso viene usato il kanji stesso usato in Cina).
  • Per scrivere le pronunce on (音) dei kanji, cioè le pronunce cinesi. Quest’uso riguarda quando si indicano tutte le possibili pronunce per un kanji e non nelle parole.
  • Una funzione simile al nostro grassetto e quindi per dare enfasi in una parola o frase.
  • Per le onomatopeie, cioè per le parole usate spesso nei fumetti per indicare i rumori che fanno gli oggetti o il verso degli animali (cioè gli equivalenti ai nostri “toc toc”, “wrooom” o “bau bau”.

Possono essere trovati usi differenti da quelli che ho elencato qui, soprattutto nei manga ma questi sono gli usi ufficiali e considerati corretti. Altri usi possono essere di tipo stilistici e artistici di cui invito a identificarli man mano che si incontrano.

Dagli usi che vengono fatti ci rendiamo subito conto che gli 平仮名 (hiragana) hanno una necessità più immediata di essere imparati mentre i 片仮名 (katakana) possono essere studiati in un secondo momento.

In realtà questo discorso poteva valere in passato, ora con l’uso prepotente di parole di origine straniera il katakana ha poco a poco preso sempre più importanza, tale da diventare necessario a quasi allo stesso livello dell’hiragana.

Una cosa è certa, chi vuole imparare il giapponese oltre ai kanji sono necessari la conoscenza di entrambi gli alfabeti perché tutti questi sistemi vengono usati contemporaneamente nella scrittura giapponese.

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